domenica 11 settembre 2011

Il Mito e l'Archetipo di Lilith

Con Lilith siamo in un archetipo estremamente potente
e sicuramente non semplice da incontrare.

La storia, dicono, sia andata così:
C’era una volta la Grande Dea in Babilonia e uno dei suoi volti, Lilith. C’erano, a quel tempo, popolazioni pacifiche improntate all’uguaglianza fra uomini e donne. E c’erano i nuovi popoli, fra cui quello ebraico, spesso nomadi e dalla struttura patriarcale.

Gli ebrei dunque scrissero un libro sacro, la Bibbia.

Nel primo capitolo della Genesi, nella sua forma più antica, Dio, o, forse, gli Dei (Elohim, la parola con cui è indicato, è un plurale), diede origine al creato. E gli uomini furono creati insieme, maschio e femmina, Adamo e Lilith. Il settimo giorno, mentre l’energia divina della creazione riposa, Adamo e Lilith fanno l’amore. Lilith accoglie Adamo, che è sdraiato sopra di lei. Più tardi Lilith dice ad Adamo: “La prossima volta scambiamo le parti, e io sto sopra”. Adamo risponde “No” e Lilith argomenta: “Perché no, dal momento che siamo stati creati uguali?” Adamo ribadisce il suo no e Lilith decide di andarsene e si allontana senza guardarsi indietro. Va lungo le rive del Mar Morto, dove abitano scorpioni e serpenti e veleni.  Adamo va a lamentarsi da dio e Lilith viene maledetta: i figli che lei concepirà moriranno sempre, perché a lei non è dato partorire vita, ma solo morte.

E Lilith si trasforma nella regina delle streghe e abita l’oscurità di Lucifero.

Lilith però rappresenta la DIGNITA’ DELLA DONNA.

Quella forza insopprimibile che porta la donna a scegliere di essere se stessa, qualunque sia il prezzo da pagare. Come le eroine dell’opera, che entrano nella pazzia per non rinuciare a dire la verità, ad essere la verità in un luogo dove ciò non è permesso.
Nel mito di Lilith si gioca chiaramente la struttura di una società prima egualitaria, di pari ‘diritti’ dell’uomo e della donna e in seguito patriarcale, di donne sottomesse all’uomo. L’incarnazione del ‘diritto’ originario, per esorcizzare il senso di colpa, diviene quindi demone. Dell’originario immenso potere della Dea, l’aspetto del potere di seduzione femminile viene a attribuito a Lilith, il demone. Il potere di attrarre e disporre dell’uomo, un tempo tipico della Grande Madre, può sussistere solo nella rinuncia all’aspetto materno.

In questo modo è possibile ‘contenere’ la portata della seduzione femminile, comprendendola come potere malvagio e oscuro, tentazione diabolica.
In Lilith convivono quindi la sconfitta, l’esilio e l’invidia per il femminile sottomesso ma fecondo, per il volto luminoso della Dea, a lei negato. Nemica soprattutto delle donne, agli uomini sottrae solo il seme, mentre alle gravide e ai loro neonati toglie la vita.


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